Vado spesso a camminare in montagna e negli ultimi anni questa passione è cresciuta molto. Come sempre prima di partire, mi informo sul percorso che dovrò affrontare, ma fino a poco tempo fa, lo facevo “solo per me” (Unam era già anzianetto e con qualche dolore).
Quando cerco la prossima possibile meta, controllo molte cose (km, tempo impiegato, tipo di percorso, punti esposti, ecc.), ma con Raya le domande sono aumentate e non sempre ho trovato risposta sui diversi siti che guardo e le varie app, soprattutto quando non sono percorsi “gettonati”.

Di solito nello zaino, porto il mio cambio, pappa per me, beveraggi e un piccolo kit di primo soccorso. Adesso c’è anche lei, quindi devo organizzarmi anche per lei.

Attrezzatura

  • Guinzaglio: noi usiamo il nostro guinzaglio quotidiano che è di 3 metri NON estensibile, doppio moschettone. Consiglio un guinzaglio di questa lunghezza che dia un po’ più agio anche al nostro amico. Non sempre possiamo lasciarlo libero.
  • Pettorina: anche la pettorina è un attrezzo quotidiano per noi. E’ l’attrezzatura che prediligo in generale, a maggior ragione in un contesto come questo dove nel caso in cui il cane dovesse scivolare ed essere recuperato, abbiamo più punti di presa e si sfila meno facilmente.
  • Sacchetti delle feci: si siamo in montagna…ma cerchiamo di averli dietro comunque.
  • Museruola: per legge dovremmo averla sempre con noi, a maggior ragione se sappiamo che il nostro cane ha qualche difficoltà che lo portano ad essere molto reattivo verso persone o altri cani. E’ da tenere presente che i sentieri spesso sono stretti e se dobbiamo per forza oltrepassare qualcuno, possiamo sfruttarla se ne abbiamo bisogno, per tutela di tutti (nostra e degli altri).
  • Acqua
  • Ciotola pieghevole (così occupa meno spazio) o borracce con becco a ciotola (ce ne sono diversi modelli)
  • Cibo: dipende dalle abitudini alimentari di ciascuno. In ogni caso anche al nostro cane serve un po’ di energia per camminare!
  • Medaglietta identificativa: anche questa sempre presente sia sul collarino che sulla pettorina di Raya
  • GPS: per quei cani che tendono ad allontanarsi troppo, seguendo tracce per esempio
  • Kit di primo soccorso

Altri fattori da considerare

  • Acqua sul percorso: ci sono fonti d’acqua sul percorso (torrenti, fontane…)? Di solito ho la borraccia di Raya + una mia bottiglia di acqua, però sapere che c’è acqua sul percorso può alleggerire un po’ lo zaino e non costringerti a centellinarla.
  • Esposizione al sole: il sentiero è completamente esposto al sole o ci sono tratti con un po’ di ombra, in particolare d’estate? Se il percorso è molto lungo e c’è poca acqua con cui il cane può rinfrescarsi, cerco di assicurarmi che durante le pause possa godersi un po’ d’ombra. A volte se ci si ferma in punti assolati, possiamo fare ombra noi stessi al nostro cane.
  • Punti “delicati” sul sentiero: per delicati intendo dove Raya potrebbe trovare difficoltà a passare. Per esempio, ponti di legno da attraversare, griglie, torrenti senza pedane, punti molto esposti/pericolosi.
    Su quest’ultimo punto “molto esposti/pericolosi” penso sia un dettaglio a volte soggettivo. Per quanto mi riguarda, sono abbastanza sensibile sul tema esposto e la mia incertezza la trasmetto.
    Considero se a fianco del sentiero c’è uno strapiombo o una discesa che può essere più o meno pendente, se c’è vegetazione o tutto roccia/ghiaia. E ultimo ma non meno importante, l’esperienza stessa di Raya.
  • Neve/ghiaccio: il ghiaccio può rivelarsi un nemico senza ramponi e i nostri cani non possono metterli. E la neve? se c’è, quanta? si riesce a camminarci senza sprofondare o meno? Perché più ci si sprofonda, più faticosa diventa la camminata (maggiore sollecitazione delle articolazioni, affaticamento muscolare ecc.)
  • Lunghezza del percorso e tempo impiegato: può sembrare stupido…un cane, 4 zampe che fatica vuoi che faccia? E invece, tenete conto che come noi, anche loro devono “farsi la gamba e il respiro”. Quindi portare un cane a camminare un bel po’ di km da 0 a 100 in un giorno non è una grande idea. Con Raya usciamo tutti i giorni, lunghezza dei percorsi variabile e quindi il nostro “allenamento lo stiamo facendo” gradualmente.
  • Tipo di percorso: ci sono sentieri che sono un’unica scalinata (es. Lago d’Aviolo) e altri che sono più dolci. C’è da tenere presente che sentieri tanto disconnessi, ricchi di gradini spesso anche alti vanno a sollecitare tantissimo le articolazioni.
  • Pappa: Raya mangia solitamente 3 volte al giorno (la mattina alle 6, a 12 e alle 18). Il giorno dell’escursione, la quantità del primo pasto è più abbondante e faccio in modo che tra quando ha mangiato e quando iniziamo a camminare siano passate almeno 2 ore. Porto con me una piccola quantità di pappa per quando ci fermiamo a mangiare. Il resto della sua razione giornaliera la mangerà al ritorno a casa. Questo sia per fornirle maggiore energia per la camminata, sia per la questione della torsione dello stomaco a cui possono essere più soggetti cani di taglia medio/grande. In ogni caso, domandate un consiglio al vostro veterinario (questa è la nostra routine, non deve essere quella di tutti).
  • Affollamento del sentiero: quanto è gettonata la meta? più persone ci sono, più probabilmente dovrò porre attenzione anche a loro. Ci sarà chi a sua volta ha un cane, chi magari è un po’ impaurito, chi cerca di avvicinarsi al nostro per toccarlo e così via. Conoscere il proprio cane e sapere un po’ il suo approccio verso le persone e i cani è necessario.
  • Età del cane e condizione fisica e razza:
    • cani anziani possono fare molta fatica a fare certi percorsi. Magari ce la fanno ad arrivare alla meta e anche a tornare, ma sono sfiancati, affaticati e doloranti anche se non si lamentano.
    • cuccioli: anche loro come i cani anziani sono molto delicati, in quanto stanno crescendo. Sollecitare molto le articolazioni, soprattutto su certi percorsi, può essere dannoso. Inoltre, ogni cane (indipendentemente dall’età) deve essere allenato gradualmente.
    • razza: cani di alcune razze, come bassotti o bulldog per esempio, possono fare più fatica a percorrere lunghe distanze. I primi (es. bassotti) per la struttura del loro corpo (zampette cortissime e colonna vertebrale lunga), i secondi (es. bulldog) per la respirazione difficoltosa causata dall’anatomia del loro muso.

Alcuni percorsi fatti

Qua sotto ho elencato alcuni dei percorsi che ho fatto nel corso degli ultimi anni. Il mio obiettivo non è di fornire dettagli tecnici, perché quelli li si trovano benissimo in giro e sono spesso descritti molto bene. L’obiettivo è indicare se ci sono “ostacoli”, “particolarità” da tenere presente dal punto di vista del cane. Ostacoli e difficoltà che ho notato con Unam e adesso con Raya.

  • Lago della Vacca (partenza da Bazena):
    • acqua: in partenza c’è un piccolo laghetto, un altro intermedio alla seconda malga, e poi si trova un ruscello dopo circa venti minuti al di là del valico e poi ovviamente il Lago della Vacca.
    • esposizione al sole: il sentiero è tutto esposto al sole. Le zone d’ombra sono poche.
    • punti delicati: a mio avviso nessuno. Il tragitto è piuttosto semplice. L’unico ponte fatto con le griglie è quello a fine percorso per raggiungere il rifugio Tita Secchi (si trova proprio appena sotto il rifugio). Sarà lungo 5/6 metri.
    • neve/ghiaccio: ho fatto questo percorso solo d’estate, tra giugno e settembre. Era presente fin all’anno scorso (2023) un po’ di neve che sembra non andare via, in due punti dopo il valico (sempre considerando la partenza da Bazena). Si trovano in corrispondenza di due curve/canali. Qui si cammina sulla neve (ma di solito si vede il tracciato), per 5 metri circa. Solo un po’ di attenzione ma niente di pericoloso.
  • Monte Golem/Guglielmo (partenza da Passabocche di Pisogne passando dal Rifugio Medelet)
    • acqua: no
    • esposizione al sole: dal parcheggio di Passabocche fino al Medelet il sentiero è pressoché nel bosco. Anche per un tratto successivo al Medelet si snoda nel bosco, poi le zone d’ombra iniziano a calare. Dalla punta Caravina fino al rifugio Almici, non ci sono zone d’ombra.
    • punti “delicati”: l’unico tratto su cui porre un minimo di attenzione è quello roccioso che si trova appunto poco prima di arrivare alla punta Caravina, dove poi inizia la spianata verso il Guglielmo.
      Se invece di attraversare la spianata di prato, si decide di fare le creste ( o ritornare dalle creste), si deve stare un po’ attenti alla parte esposta (solo da un lato, dall’altro c’è il prato con la sua pendenza)
  • Val Cané, fino al passo di Val Cané (consigliato!)
    • acqua: si, più o meno su quasi tutto il percorso
    • esposizione al sole: il tragitto è per lo più tutto esposto al sole
    • punti “delicati”: qualche ponte e passerella di legno su cui bisogna passare
  • Val Grande:
    • acqua: si
    • esposizione al sole: io e la mia amica avevamo scelto un sentiero alternativo che si inoltra nel bosco. Poi giunte in Val Grande, i punti di ombra sono pochi
    • punti “delicati”: nessuno
  • Val Adamè (Rifugio Città di Lissone fino al sentiero che porta al Bivacco):
    • acqua: si. Al parcheggio c’è il torrente che scende dalla valle e poi una volta raggiunto il rifugio e per tutta la traversata della Valle.
    • esposizione al sole:  tutta la Val Adamè. Solo la parte con la scalinata è a tratti in ombra.
    • punti “delicati”: dalla partenza all’arrivo al rifugio il sentiero è quasi una scala. Questo implica molte sollecitazioni delle articolazioni, sia in salita che in discesa.
  • Rifugio Bozzi + Forcella del Montozzo + Passo dei Contrabbandieri 
    • acqua: si, a tratti sul sentiero fino al Bozzi.
    • esposizione al sole: tutto il sentiero è esposto al sole.
    • punti “delicati”:  solo nella salita al Passo dei Contrabbandieri qualche tratto leggermente più esposto
  • Monte Muffetto (partenza da 1800 di Monte Campione – direzione rifugio Elena Tironi):
    • acqua: no
    • esposizione al sole: tutto il sentiero è esposto al sole.
    • punti “delicati”: Al monte Muffetto ci si può arrivare da due sentieri (si può anche fare il giro ad anello). Tuttavia, il sentiero più semplice e meno esposto è quello che si può prendere andando in direzione del rifugio Elena Tironi. Il sentiero è visibile sulla destra appena superato il valico. Qualche punto non troppo esposto lo si trova salendo in vetta.
      L’altro sentiero lo si prende andando in direzione del rifugio Dosso (ci sono le indicazioni). Questo sentiero è più esposto, si inerpica anche tra le rocce. L’ho percorso solo per un tratto, poi per il meteo e per il sentiero stesso sono tornata indietro.
  • Rifugio Elena Tironi (partenza da 1800 di Monte Campione)
    • acqua: qualche piccolo laghetto presente oltre il valico.
    • esposizione al sole: dal Plan di Monte Campione e anche dopo la discesa del valico, il sentiero è sotto il sole. Continuando verso il rifugio il sentiero si inoltra nel bosco.
    • punti “delicati”: nessuno
  • Rifugio Cimosco (partenza da 1800 di Monte Campione oppure dalla Madonnina di Gianico)
    • acqua: dal parcheggio di Monte Campione si tratta di pochi km (una ventina di minuti forse). D’estate ci sono alcuni piccoli laghetti sul sentiero che si sceglie di percorrere.
      Partendo da Gianico invece, si deve seguire la ripida mulattiera. Le fonti di acqua sono forse 2 in tutto il tragitto. Non è un percorso che rifarei, si cammina per il 95% sulla mulattiera all’interno del bosco.
    • esposizione al sole: dal parcheggio di 1800 il sentiero è tutto esposto. Dalla Madonnina di Gianico al contrario è tutto nel bosco, fino all’arrivo in quota del Cimosco.
    • punti “delicati”:  nessuno
  • Monte Trabucco (da Campolaro di Prestine): per un tratto si segue lo stesso percorso per raggiungere la Val di Stabio.
    • acqua: no
    • esposizione al sole: le parti in ombra le si trovano in parte sulla via delle Mondole, il resto è pressoché sotto il sole.
    • punti “delicati”: breve tratto durante la salita, solo sul lato sinistro.
  • Val di Stabio: partenza da Campolaro (Prestine); si attraversa la via delle “Mondole” e si prende la sterrata per la Val di Stabio.
    • acqua: sì, giunti in Val di Stabio c’è qualche ruscelletto qua e la.
    • esposizione al sole: come per il Trabucco, alcune parti in ombra le si trovano sulla via delle “mondole” e alcuni tratti prima di arrivare in Val di Stabio.
    • punti “delicati”: nessuno.
  • Rifugio Torsoleto + Bivacco Davide
    • acqua:  no. C’è un piccolo laghetto appena sotto il rifugio se si decide di seguire l’anello.
    • esposizione al sole: per il 90% il sentiero è esposto al sole
    • punti “delicati”: nessuno
  • Rifugio Tagliaferri: percorso veramente lungo, lungo, lungo.
    • acqua: si, qualche ruscello lungo il percorso
    • esposizione al sole: a parte il tratto iniziale più boschivo, poi sotto il sole
    • punti “delicati”: SI. Il punto più delicato che ricordo è quasi all’arrivo al Tagliaferri (circa 10/15 minuti). Ho messo la foto perché si deve passare tra delle rocce con l’aiuto di alcune catene. Non è una ferrata sia chiaro, ma se il vostro amico a 4 zampe non ce la fa…
  • Rifugio Garibaldi:
    • acqua: SI SI. Nella prima spedizione al Garibaldi l’acqua è stata la protagonista in tutti i sensi. Era l’anno (2022) in cui ha piovuto tantissimo e il sentiero era esso stesso un torrente. Comunque, sul percorso è presente, già all’inizio a Malga Caldea (dove viene indicato di parcheggiare) e dopo aver percorso tutta la strada asfaltata che porta alla centrale, da cui poi inizia la sterrata che conduce al vero sentiero. Sul sentiero si, l’acqua è presente direi!
    • esposizione al sole:  da Malga Caldea (dove è consigliato il parcheggio) fino alla centrale, la strada è completamente sotto il sole. Ci sono punti più in ombra sul sentiero che conduce al Garibaldi nei tratti più boschivi.
    • punti “delicati”: la passerella la cui presenza dipende dalla presenza o meno di acqua che scende dalla cascata e un’altra passerella più avanti.
  • Rifugio Curò + Rifugio Barbellino:
    • acqua: si, in molti punti del sentiero + lago Barbellino
    • esposizione al sole: come per altri sentieri,
    • punti “delicati”: per arrivare al Curò ad un certo punto il sentiero si biforca. Quello che va a destra è più lungo ma anche più dolce (è proprio un sentiero), quello che sale a sinistra si inerpica tra le rocce, in alcuni tratti scivoloso e non proprio bellissimo. Li ho fatti entrambe. Raya non c’era ancora, ma ricordo che sono passati cani quindi ce la possono fare.
  • Rifugio San Fermo e Laeng (da Borno)
    • acqua: lago di Lova; un ruscello sul sentiero che porta al Laeng (partendo dal lago di Lova); una fontana nel sentiero che sale vs San Fermo
    • esposizione al sole: a tratti. Da Borno fino al lago di Lova, la mulattiera è nel bosco. Poi i sentieri vs entrambe i rifugi iniziano ad essere più esposti. Il sentiero che collega i due rifugi è sotto il sole.
    • punti “delicati”: nessuno
  • Malga Presolana (partenza da Rusio, fraz. di Castione della Presolana)
    • acqua: da Rusio il sentiero si biforca. Quello a destra attraversa la valle dei Mulini, costeggia e attraversa il torrente. Quello a sinistra, la via del Latte, percorre la sterrata e qua non c’è acqua sul percorso.
    • esposizione al sole: arrivati alle varie malghe presenti, per il resto è ombreggiato
    • punti “delicati”: la via dei Mulini ha presentato per noi una serie di difficoltà che alla fine ci ha portato a tornare un po’ indietro, salire verso la chiesetta e ricollegarci alla via del Latte. Il sentiero nella via dei Mulini si svolge a tratti accanto al torrente e spesso lo attraversa. Ci sono ponti di legno che per noi hanno rappresentato una bella difficoltà perché Raya ne aveva paura – ogni volta l’ho presa in braccio, attraversato e giù..ma Raya è 20km…) in un altro punto, siamo saliti su un muretto a ridosso della parete di roccia e anche questo ha rappresentato un altro problema perché Raya mi ha seguito ma poi è scesa dal muretto, percorrendo il tratto in parallelo ma verso il torrente. L’ho alzata di peso appena ha appoggiato le zampe sul muretto. Abbiamo continuato fino a poco dopo un bivio che porta ad una chiesetta. Li non c’erano ponti ed il torrente era abbastanza deciso, dovevamo camminare sulle rocce stando ben attenti a non scivolare nell’acqua ma Raya non riusciva a passare. Così abbiamo cambiato itinerario.
  • Rifugio Capanna Presena (passo del Tonale), passando dal passo Paradiso:
    • acqua: si, laghetto e ruscello sul sentiero + laghetto al rifugio
    • esposizione al sole: quasi tutto il sentiero è al sole
    • punti “delicati”:  qualche breve tratto raggiunto il passo Paradiso è un pochino più esposto, ma fattibile
  • Rifugio Albani
    • acqua: un ruscello in corrispondenza della casetta/ponte
    • esposizione al sole: finito il bosco, tutto esposto al sole.
    • punti “delicati”: un piccolo casetta/ponte di legno.
  • Diga del Gleno (da Vilminore di Scalve):
    • acqua: si, in partenza da Vilminore c’è una fontana e all’arrivo alla Diga.
    • esposizione al sole: alla diga
    • punti “delicati”: pezzi più esposti sono presenti quando si è raggiunta la quota e si iniziano a vedere anche “le ringhiere”. Nel dubbio mettere il guinzaglio. Una volta giunti alla Diga, punti esposti non ce ne sono.
  • Rifugio Colombè + Cima Barbignaga:
    • acqua: qualche ruscelletto qua e la
    • esposizione al sole: dal Colombè alla cima Barbignaga sotto il sole
    • punti “delicati”: solo nell’ultimo tratto di salita alla cima (tipo gli ultimi 10mt, dove abbiamo fatto più fatica ad individuare il sentiero) e sulla cima stessa che ci sono dei punti più esposti.
  • Rifugio Olmo (dal passo della Presolana):
    • acqua: no.
    • esposizione al sole: fino al cartello “Rifugio Olmo 2 ore”, il sentiero rimane fra gli alberi, poi iniziano a diradarsi.
    • punti “delicati”:  a mio avviso, il tratto che attraversa il canalone sotto la Presolana, da metterci un pochetto più di attenzione (noi e anche i cani)
  • Monte Pora/Rifugio Magnolini (partenza dai Ciar di Ceratello)
    • acqua: in partenza e tra il Magnolini e i rifugi più avanti (un laghetto)
    • esposizione al sole: sentiero nel bosco fin quasi all’arrivo del rifugio
    • punti “delicati”:  c’è un solo un ponte di legno da attraversare in partenza.
  • Trentapassi (partenza da Zone)
    • acqua: in partenza c’è un piccolo ruscello
    • esposizione al sole: il sentiero sale nel bosco, per poi rimanere sotto il sole nella salita alla vetta.
    • punti “delicati”: sulla cima della Trentapassi. Ci sono due croci collegate da un sentiero. Muovendosi dalla prima alla seconda croce sul lato destro il sentiero è un po’ esposto (in caso mettere il guinzaglio).
  • Pizzo Formico (partenza da Clusone):
    • acqua: no
    • esposizione al sole:  a tratti
    • punti “delicati”:  nessuno
  • Monte Colombina (da Ceratello):
    • acqua: no
    • esposizione al sole: in particolare il tratto che parte dalla salita della Colombina alla vetta
    • punti “delicati”:  nessuno
  • Punta Almana (da Portole): giro ad anello: siamo saliti dal sentiero a destra delle indicazioni e scesi da quello di sinistra (in pratica il contrario di quanto consigliato)
    • acqua: a memoria…no
    • esposizione al sole: il sentiero di destra è per buona parte ombreggiato e nel bosco. La parte più soleggiata e dove inizia la salita vera e propria alla punta Almana. Il sentiero di ritorno, entra quasi subito nel bosco.
    • punti “delicati”: la parte del sentiero che guarda verso il lago d’Iseo sull’ultimo tratto che porta alla Punta Almana è più irto.
  • Rifugio Gnutti – Rifugio Tonolini – Rifugio Baitone
    • acqua: si
    • esposizione al sole: quasi tutto il sentiero è esposto al sole
    • punti “delicati”: le scale del Miller in particolare (per le mie ginocchia 🙂 )
  • Monte Sparavera:
    • acqua: si, qualche laghetto sul percorso
    • esposizione al sole: all’incirca tutto il sentiero.
    • punti “delicati”: nessuno