La prima domanda è…chi è Sirius Black?
Sirius Black non è un istruttore o educatore cinofilo… è uno dei personaggi del libro di Harry Potter. Oltre ad essere un mago è anche un animagus, cioè qualcuno che può assumere le sembianze di un animale, nel suo caso un cane dal pelo nero taglia medio/grande. Il suo soprannome è Felpato e nelle lettere scritte a Harry si firma come Tartufo. Se potessimo fargli un’intervista ci saprebbe dire molte cose non comprese sui cani.

Che c’entra Sirius Black con i nostri cani? C’è un suo pensiero che mi è piaciuto un sacco e lo si trova nel libro Harry Potter e l’Ordine della Fenice.

Sirius dice a Harry:
“Harry, il mondo non è diviso in buoni e mangiamorte, tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ma sta sempre a noi scegliere da che parte schierarci”.

Per chi non li conoscesse, i mangiamorte non sono le persone più affabili di questo mondo…uccidono, anche così per divertimento, prevaricano, vogliono il potere a tutti i costi..sono i seguaci di Lord Voldemort, il mago più oscuro di tutti i tempi.

Veniamo a noi e a nostri cani.


Passeggiata. Siamo al guinzaglio. Il cane che sto seguendo per un percorso inizia ad abbaiare. Reagisce a sua volta all’abbaio di un altro cane.
La signora mi chiede “perché il mio cane fa il cattivo?”.


Sono a casa di una famiglia. Il cucciolo, da poche settimane con la famiglia, va d’accordo con tutti loro. Il problema, come mi dice la mamma, è che quando arrivano gli amici del figlio, “il cane fa il cattivo”: abbaia e se qualcuno di questi cerca di accarezzarlo o di prenderlo in braccio cerca di morderlo, una pinzata e via. Il cane è “cattivo”…perchè fa così? Dovrebbe essere solo contento che lo vogliono coccolare.


Le parole sono importanti. Le parole creano un’immagine nella nostra testa. Creano anche un’emozione dentro di noi.
Abbiamo un dizionario ricco di parole eppure ci riduciamo spesso ad usare “buono” o “cattivo” con i cani. Esattamente come se il mondo fosse diviso in buoni e mangiamorte.

La frase di Sirius Black per i cani sarebbe: “il mondo non è diviso in cani buoni e cani cattivi, tutti hanno una parte sia di luce che di ombra”.
La parte “di ombra” può essere costituita dalle difficoltà che quel cane ha in quel momento e/o dalla sua esasperazione per una certa situazione portata al limite per esempio.

Etichettarli e riassumerli con una o due parole: buono/cattivo, intelligente/non intelligente, obbediente/disobbediente, è più veloce. Un cane”cattivo” è un cane che non fa o non si comporta come noi ci aspettiamo, che reagisce in un determinato contesto in modo diverso e giudicato “brutto” rispetto ad una nostra idea di comportamento ideale. Ma siamo sicuri di avere sempre ragione?

Buono o cattivo?

Quando una persona urla, non dico “che cattiva!”.
Mi chiedo cosa l’ha portata ad urlare. Può essere che ritengo esagerato e fuori dal contesto il suo urlo oppure che mi trovi in pieno accordo con chi sta urlando e penso che abbia tutte le ragioni del mondo. Forse io urlerei di più se mi trovassi nella sua situazione.
Con le persone siamo disposte a cercare di capire: cosa è successo? cosa ha fatto l’altro? è successo qualcosa prima di quell’evento?
Con le persone tendenzialmente cerchiamo di metterci nei loro panni.

Con i cani, invece, se sentiamo un ringhio, un abbaio con mostra dei denti, il pelo che si alza…che facciamo? spesso riassumiamo il tutto con “è cattivo”, seguito da una sgridata al cane stesso…perché…”insomma così non si fa!”

Non dico sia semplice, ma il primo passo sarebbe invece di farsi più o meno le stesse domande che ci saremmo fatti con la persona che urlava: cosa è successo? cosa ha fatto l’altro (cane/persona)? è successo qualcosa con questo cane/persona prima di oggi?

Usare un “cattivo”, ci risparmia un po’ di ragionamenti e pure un esame di coscienza…siamo sicuri di non avere alcuna responsabilità noi in tutto ciò? magari non direttamente in quel preciso evento, ma prima?
Se ci teniamo per il guinzaglio, cosa faccio io, persona? comunico con te? ti osservo? ti capisco? ci sono? sono presente o sono solo attaccata al guinzaglio e ti devo portare fuori perché sei un cane e hai bisogno di uscire?
So capire un po’ del tuo linguaggio? dei tuoi movimenti? delle tue espressioni? del tuo carattere? o le interpreto solo secondo la mia logica, i miei schemi, le mie convinzioni?

Lo stesso vale per “questo cane è buono”. Buono quando? con chi? in quale situazione?

Buono è il cane che non rompe le scatole, che se non lo portiamo fuori casa non ne fa un dramma, anzi se non esce mai e si ferma sul cancello quando è aperto e non fa neppure il tentativo di andare oltre è bravissimo e buonissimo.
Buono è quello che con altri cani se ne sta vicino al proprietario o anzi evita proprio gli altri cani e se qualcuno si avvicina, si blocca o si fa piccolo piccolo.
Buono è quel cane che può essere toccato, abbracciato da chiunque. Quello a cui posso tirare le orecchie, la coda, posso infilare due dita negli occhi e lui non dice nulla.
Questo è il cane buono. Quando reagisce diventa cattivo. Non importa se ha tutte le ragioni del mondo.

E’ uno spunto di riflessione, tutto ciò.
I cani hanno un complesso modo di comunicare, che comprende fra l’altro anche l’utilizzo dell’olfatto, delle marcature. Odori che sono fuori dalla nostra portata. Noi non li sentiamo. Siamo più visivi.
Marcature che sono ancora in fase di studio.
Ci sta che non tutto sia chiaro e forse non lo sarà mai.

Però abbiamo un modo per capirli un po’ di più ed è quello di osservarli, mettersi nei loro panni.
Credo che glielo dobbiamo. Il cane non è un diritto, è una scelta. E se facciamo quella scelta, bellissima per me, ci dobbiamo anche impegnare a capirli. Come faremmo con un ospite straniero che parla un’altra lingua, per metterlo più a suo agio e facilitarsi la vita a vicenda.

Il gioco del silenzio

Un gioco simpatico che possiamo fare tra di noi persone è questo:
prendetevi 5 minuti effettivi e provate a chiedere qualcosa ad una persona (per esempio che volete un bicchiere d’acqua) senza utilizzare le parole.
Potete utilizzare lo sguardo, la direzione del corpo, muovervi nello spazio.
Non potete toccare voi direttamente la bottiglia d’acqua, o prendere il bicchiere.
Non potete mimare l’atto di bere o di versare l’acqua nel bicchiere.
Ci riuscite ad ottenere l’acqua?

Un simile gioco ci aiuta a diventare più consapevoli su come ci muoviamo nello spazio, con il corpo, come utilizziamo gli occhi o le mani.

Carta e penna…e ricorda

Un altro gioco che possiamo fare per allenarci a vedere il modo silezioso in cui ci parlano i cani è quello di prendere un foglio e mettere nero su bianco, cosa fa il nostro cane quando:
1) vuole bere e nella ciotola non c’è acqua
2) vuole uscire per i bisogni
3) vuole fare qualcosa con noi
4) vuole allontanarsi da qualcosa
5) vuole avvicinarsi a qualcosa


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